“Quando una persona capisce di essere sentita profondamente, i suoi occhi si riempiono di lacrime. Io credo che, in un senso molto reale, pianga di gioia. E’ come se stesse dicendo: grazie a Dio qualcuno mi ascolta, qualcuno sa cosa vuol dire essere me”
(Carl Rogers)


Cos'èilCounselingIl counselor è colui che ascolta, osserva, sta nella presenza, accoglie senza giudizio l’esperienza, i vissuti, la sofferenza offertagli dal cliente. Non ha progetti per il suo cliente ma propone metodologie e approcci in grado di risvegliare in lui consapevolezza, valore personale, responsabilità e capacità di libera scelta.

L’emergente figura del Counselor nel complesso panorama delle relazioni d’aiuto è a tutt’oggi, in Italia, ancora oggetto di numerosi malintesi e nebulose qualificazioni. Il panorama in cui questa figura professionale si propone è piuttosto strutturato e intessuto di dogmatismi. Tuttavia si stanno aprendo possibilità sempre nuove di affermare una professione che ha molto da offrire senza entrare in contrasto con le professioni confinanti e con le quali può avere delle qualifiche e qualità comuni, ma mantiene una specificità ed una operatività esclusiva a beneficio di coloro che temono la concorrenza.
Per questo è importante innanzitutto comprendere chi è un counselor e definire gli ambiti e i limiti della sua operatività per quanto, trattandosi di relazioni tra esseri umani, le definizioni restano teoriche e devono arrendersi alle priorità dell’esperienza diretta, del buon senso e della capacità di discernimento e saggezza di un professionista preparato e consapevole.

Il Counseling nasce intorno agli anni ’20 negli Stati Uniti con un intento di sostegno e rintegrazione sociale per i soldati tornati dalla guerra. Il termine counseling fu formalmente usata da Karl Rogers per indicare una relazione di aiuto nella quale il cliente è posto al centro delle dinamiche classiche terapeuta-paziente ed è assistito nelle proprie difficoltà senza rinunciare alla libertà di scelta e alla propria responsabilità. Così lo definisce Rogers nei termini di relazione d’aiuto:

“Con il termine relazione d’aiuto mi riferisco ad una relazione in cui almeno uno dei due protagonisti ha lo scopo di promuovere nell’altro la crescita lo sviluppo la maturità e il raggiungimento di un modo di agire più adeguato e più integrato. L’altro può essere un individuo o un gruppo. In altre parole una relazione d’aiuto potrebbe essere definita come una situazione in cui uno dei partecipanti cerca di favorire in una o ambedue le parti una valorizzazione maggiore delle risorse personali del soggetto e una maggiore possibilità di espressione”.

Con questa definizione Rogers pone subito l’accento sull’identità del couseling come relazione di aiuto e sullo “scopo” fondamentale del counseling che è quello di ampliare le risorse e le qualità del cliente.
Innanzitutto chiariamo cos’è una relazione di aiuto poiché le sue qualità sono tendenzialmente comuni ai diversi orientamenti di counseling: non è una conversazione, né un’intervista, né un interrogatorio finalizzato ad una diagnosi con conseguente prescrizione al cliente di strategie da attuare e cambiamenti da realizzare per essere felice.

sparrow

Contrariamente a come viene a volte superficialmente considerato il counseling, non è nemmeno dare dei consigli. Anzi, un buon counselor dovrebbe astenersi dal farlo perché il rischio è di sostituirsi al cliente avendo un progetto di realizzazione per lui anziché fornirgli gli strumenti necessari di autoguarigione primo fra tutti l’assunzione di responsabilità verso la propria vita. Il counselor non è il buon consigliere e nemmeno un “amico a pagamento” con cui condividere i propri percorsi esistenziali.
Il counseling è una relazione che quindi contempla la presenza in campo di due esseri umani in uno scambio di esperienze. Ed è una relazione di aiuto, quindi supporto, sostegno e non un gioco di potere dove chi ne ha di più, in genere il terapeuta (ma non è detto!) impone all’altro il suo punto di vista o gliene suggerisce uno che ritiene adatto a lui.
Il counseling si configura quindi come una relazione autentica tra due persone in un viaggio comune di realizzazione dove al centro stanno i bisogni e le risorse del cliente stesso.

In questo senso è interessante la definizione di Counseling proposta dalla BAC (Associazione Britannica di Counseling): “si realizza un intervento di counseling quando una persona che riveste regolarmente o temporaneamente il ruolo di counselor offre, o concorda esplicitamente di offrire tempo, attenzione e rispetto, ad un’altra persona o persone temporaneamente nel ruolo di cliente. Compito del Counselor è di dare al cliente un’opportunità di esplorare, scoprire e chiarire dei modi di vivere più fruttosi e miranti ad un più elevato benessere”.

Questa definizione del ruolo del Counselor è importante perché pone l’accento su alcuni aspetti cruciali:counseling

  • Innanzitutto l’aspetto contrattuale. Il counselor e il cliente sono coinvolti in una relazione sancita da un patto che viene esplicitato già dalla prima seduta. Il counselor offre il suo tempo e la sua presenza con profondo rispetto e attenzione.
  • Secondo, si parla di due persone, due esseri umani che si confrontano, momentaneamente assorti in un ruolo all’interno di un setting che ha delle sue specificità.
  • Terzo, l’opportunità di esplorare le proprie risorse e trovare la propria via per una qualità di vita soddisfacente. Ed ecco un’altra definizione interessante di Burnet:
    “Il couseling consiste nell’abilitare (rendere abile) il cliente a prendere una decisione riguardo scelte di carattere personale, o a problemi o difficoltà speciali che lo riguardano direttamente”.

Emerge un’altra specificità del counseling, cioè l’attenzione ad un evento specifico della vita del cliente e non alla struttura della personalità.
Tutte queste definizioni portano alla luce, come abbiamo visto, alcune caratteristiche generali del counseling che si ispirano alle qualità generali della psicologia umanistica che pone l’attenzione alle risorse della persona e non solo ai problemi o ai sintomi. Integrando le definizioni considerate fino ad ora possiamo dire che la relazione di aiuto di counseling ha due qualità fondamentali: deve avere un contesto con determinate caratteristiche, definito setting, e deve essere fondato sulla consapevolezza, sul rispetto senza giudizio della sofferenza e sulla responsabilità.

Counseling Transpersonale a metodologia biotransenergetica

“Un percorso di Counseling è prima di tutto un viaggio che accompagna l’individuo verso se stesso, fornendogli opportunità e strumenti per cambiare e per gestire il cambiamento. Il rapporto di counseling si struttura come relazione di aiuto non direttiva, fondata su un ascolto attivo ed empatico che, in un clima di attenzione e di rispetto, pone al centro il “cliente“ con i suoi bisogni, valorizzandone le potenzialità di cambiamento, le capacità di individuare autonomamente risposte che modifichino la propria situazione esistenziale, che amplino la propria visione del mondo e di conseguenza le proprie capacità di scelta”.
(Pier Luigi Lattuada, fondatore della Biotransenergetica)

Il counseling transpersonale è innanzitutto un viaggio dell’individuo verso se stesso.counseling2
Un viaggio di conoscenza e di cura, di esplorazione e di consapevolezza in cui bisogna essere disposti a lasciare tutti gli attaccamenti, le sovrastrutture, i pretesti, gli obiettivi e le strategie.
Un viaggio di scoperta del mistero ineffabile che risiede in ognuno di noi.
Un viaggio in cui colui che cerca diverrà colui che trova ma non avrà mai trovato una volta per tutte.
Un viaggio fatto di infiniti risvegli, di morti e rinascite.
Un viaggio che conduce ad un cambiamento, ad una trasformazione di coscienza e dove più nulla sarà mai come prima.
Un viaggio in cui ogni arrivo è un punto di partenza per un altrove che è sempre nel qui ed ora.
Un viaggio verso la realizzazione del Sé che non ha tempo e non ha spazio, in cui bisogna rinunciare all’importanza personale, in cui bisogna donare per ricevere, in cui bisogna dimenticare per ricordare, perdersi per ritrovarsi, scomparire al problema per risolvere un problema, rinunciare alla mente che divide e affidarsi all’intuizione e all’esperienza interiore piuttosto che all’analisi e all’interpretazione.
counseling
Un viaggio in cui si cavalca l’intento che muove dal cuore e dalla natura autentica del sé, che pone l’attenzione sull’osservazione consapevole rinunciando al giudizio e all’interpretazione.
Un viaggio di forza, di coraggio e di fiducia, di compassione e di perdono, non di conquista e di presunzione. E soprattutto un viaggio in cui il counselor e cliente sono coinvolti insieme in un dialogo di progressivo svelamento delle qualità transpersonali che operano in un campo comune che li coinvolge e li trascende.
Un viaggio che rinuncia al gioco di potere del terapeuta sul cliente dove il terapeuta ha le risposte salvifiche e il cliente è in una posizione di sofferenza e debolezza. Il cliente è al centro, ma non è un oggetto da indagare, da redimere o da manipolare.

 

Il counselor è colui che avendo già compiuto molti viaggi, possiede molte mappe per orientarsi nei misteriosi territori della coscienza, tuttavia anch’egli è in un viaggio sempre nuovo con il suo cliente.
Il counselor è sempre disposto ad accompagnare il cliente nel suo viaggio come una guida esperta accompagna un viaggiatore inesperto nella consapevolezza che i territoti, per quanto conosciuti dalla guida sono in continuo mutamento perché la natura cambia continuamente, la vita è in continua e dinamica trasformazione ed incessantemente trascende se stessa.

La guida compie il viaggio insieme al cliente ma non fa il viaggio al posto suo fornendogli obiettivi e consigli.conseling2
Gli offre il sostegno per navigare la sua coscienza ma non pretende mai che egli vada dove la guida ritiene debba andare.
Lo lascia libero di scegliere la sua via mettendo a sua disposizione l’equipaggiamento necessario per attraversare i sentieri che egli vuole percorrere.
Lo aiuta a prendersi la responsabilità delle sue scelte, gli indica come vedere, non cosa deve vedere (approccio non direttivo).
Il counseling transpersonale si allea alle risorse dell’Io come strumento operativo nella realtà ma non si concentra sulla sua storia definita nel tempo dai vari accadimenti biografici. Al contrario, pur valorizzandoli, li considera delle porte sulle infinite e misteriose risorse creative del Sé.

Il counselor transpersonale non focalizza sul problema che porta il cliente ma si occupa del processo interiore di trasformazione che il problema mette in atto

Crea le condizioni necessarie affinché il cliente possa riconoscere in sé le sue qualità e le sue risorse interiori realizzando i suoi talenti per onorare la sua natura e non tradire il suo cuore.
Non guarda al cliente come un oggetto con un problema da risolvere ma come un individuo che ha un’anima in cui processi si svolgono contemporaneamente su cinque livelli: fisico, energetico, emotivo, mentale, spirituale.

Nessuno sa quali saranno gli esiti effettivi, la trasformazione porta in sé genio, saggezza, imprevedibilità e mistero. Come disse il grande filosofo di Efeso, Eraclito: “Per quanto tu possa camminare, e nemmeno percorrendo intera la via, tu potresti mai trovare i confini dell’anima: così profondo è il suo logos…”
La guarigione è prima di tutto una guarigione spirituale e non ha mai fine, è senza spazio e senza tempo.

Poesia

Si tratta in effetti di una via di evoluzione e realizzazione interiore che parte da una richiesta di aiuto rispetto ad una crisi o una sofferenza. Come disse il grande Nietzsche: “Solo dal caos può nascere una stella danzante”…

Una via che ha un cuore, una mente, un corpo.
Una via che indica un percorso, fornisce mappe e chiavi per aprire le porte della consapevolezza, ti insegna come porre le domande e come cercare quello che devi trovare ma quali domande fare, cosa cercare, dove arrivare…beh questo solo tu puoi saperlo.
Una via che ti insegna il rispetto, la responsabilità, la compassione, il coraggio, la forza, la determinazione, l’onestà, la fiducia, la resa, l’onore e l’umiltà ma soprattutto il senso sacro dell’esistenza. Non ti dice cosa devi fare ma come fare per fare quello che devi, ma, di nuovo, quello che devi fare solo tu puoi saperlo: è la via della responsabilità e della consapevolezza.

Un’arte maieutica: aiutare il cliente a portare alla luce la sua vera essenza

Quella del counselor transpersonale si può considerare un’arte maieutica esattamente nello stesso modo in cui la svolgeva Socrate, l’antico filosofo greco. La maieutica era l’arte delle levatrici, cioè l’arte di fare venire alla luce i bambini. Socrate la usava come metafora della filosofia: l’arte di fare venire alla luce la Verità attraverso il dialogo.

Psicologia-transpersonaleIl counselor transpersonale non vuole curare ma invitare a prendersi cura della propria anima, vuole aiutare il cliente a portare alla luce le sue potenzialità inespresse o addormentate, pone l’attenzione sulla posizione esistenziale del soggetto e non sulle strutture psichiche.
Come faceva Socrate con i suoi interlocutori, il counselor porta l’attenzione del cliente al potenziale da risvegliare, alle sue caratteristiche rimaste inespresse, in modo da far nascere e consolidare in lui: capacità di giudizio autonomo, versatilità e duttilità intellettuale, iniziativa creativa, responsabilità nei confronti della propria vita, tolleranza e spirito di solidarietà, compassione per se stesso e gli altri.
In un’ottica di counseling trans personale la salute non è semplicemente mancanza di malattia ma è uno stato di benessere integrale frutto dell’equilibrio e dell’armonia di corpo, emozioni, pensieri. Il malessere e il dolore non sono considerati come un nemico da combattere ma un come indicatori dell’opportunità di un cambiamento.
Il counselor non ha il compito di ristrutturare le dinamiche psichiche del cliente (che deve comunque essere in grado di riconoscere) ma si occupa del processo e dell’essenza interiore del cliente che si esprime e si manifesta attraverso i processi di malattia e guarigione. Egli mette il suo cliente nelle condizioni di aiutarsi, creando le condizioni per l’autoguarigione.
Il counselor non interpreta ma osserva. La sua abilità è quella di saper osservare e descrivere senza interpretare in modo da rendere il cliente consapevole e responsabile.
Il counselor non compatisce il cliente per il suo dolore ma da dignità alla sua sofferenza guardandola e ascoltandola senza giudizio né interpretazioni, semplicemente per quello che è, cercando di trovare in ogni ostacolo una opportunità di trasformazione, in ogni momento buio, la luce della speranza.
La missione del couselor quindi, è costruire una relazione d’aiuto, senza giudizio, senza un progetto per il cliente tranne quello di portarlo a scoprire qual è il suo progetto, stando sempre nell’osservazione senza identificarsi con i propri giudizi e le proprie soluzioni ma aiutando il cliente a trovare le sue.

Alcuni suggerimenti bibliografici
Maslow, Abraham H., Verso una psicologia dell’essere, 1971, Ubaldini Editore, Roma
May, Rollo (a cura di), Psicologia esistenziale, 1970, Casa Editrice Astrolabio, Ubaldini Editore, Roma
May, Rollo, L’Arte del Counseling, 1991, , Casa Editrice Astrolabio, Ubaldini Editore, Roma
Danon, Marcella, Counseling, l’arte della relazione d’aiuto attraverso l’ascolto e l’empatia, 2000, RED Edizioni, Milano
Rogers, Karl, Psicoterapia di consultazione. Nuove idee nella pratica clinica e sociale, 1971, Casa Editrice Astrolabio, Ubaldini Editore, Roma
Tolle, Eckart, Un nuovo mondo. Riconosci il vero senso della tua vita, 2014, Mondadori, Milano
Zanon, Alessandra, Il colloquio clinico, metodologie e strumenti, 2007, Franco Angeli Editore, Milano